La Fattoria degli Animali
dall'omonimo romanzo di G. Orwell
Adattamento teatrale e regia di Luca Tironzelli
Testi delle canzoni e musiche di Michele Rosati
con
Luca Tironzelli, attore
Michele Rosati, chitarra e voce
Una commedia amara messa in scena come spettacolo di "trasformismo vocale" in cui un solo attore, Luca Tironzelli, interpreta tutti i personaggi con cambi improvvisi e repentini di energia drammatica, mescolata ad una carrellata di 15 canzoni originali che già da sole costuituiscono una sorta di concept album di raffinata bellezza.
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”.
In questa frase che è un manifesto dell’ingiustizia, della non tolleranza e dell’arroganza meschina del potere vestito di ogni forma e colore ed esercitato in ogni tempo e luogo, sono di fatto racchiusi il senso ed il significato del romanzo satirico di George Orwell La fattoria degli animali.
L’omonimo lavoro teatrale si dipana infatti, tanto quanto il romanzo, come una favola allegorica, ironica ed amara allo stesso tempo, con una morale che ci viene suggerita sin dai primi momenti, accompagnando lo spettatore attraverso speranza, illusione di libertà, utopia e sogno infranto.
Le considerazioni che inframmezzano il racconto contribuiscono a “trasportare” il pubblico da una dimensione di favola, ad una dimensione più calata nella quotidianità, favorendo una riflessione ed una conseguente presa di coscienza, accendendo una luce nella penombra dei vicoli della vita reale, così profondamente presente nella vicenda del racconto.
L’idea di unire musiche e canzoni alla narrazione ed alla recitazione, per sottolineare e dare risalto a diversi momenti del lavoro, contribuisce certamente a rafforzare nel pubblico un coinvolgimento emotivo fornendo una lettura personale e moderna di un’opera che è, già di per sé, assolutamente attuale e senza tempo.
Luca Tironzelli e Michele Rosati in scena continuativamente, sono le due facce di un unico io narrante che, attraverso il racconto e le parole in musica, grazie anche ad una scenografia minimale che richiama i cartelloni di cui spesso i vecchi cantastorie si servivano, fanno sentire lo spettatore di volta in volta osservatore esterno e protagonista coinvolto.
Capita di sentirsi come Boxer, il forte cavallo da tiro, votato al lavoro, gravato dal senso di responsabilità verso i suoi compagni e fedele a colui che governa, che però non esiterà a tradirlo non appena la sua utilità verrà meno; o come la cavallina Mollie, che prende le distanze da tutto assecondando la propria vanità; o come Palladineve, alla ricerca di una giustizia e di un equilibrio tra dovere e desiderio di nutrire non solo il corpo ma anche l’animo, con la conseguente possibilità di elevarsi e di arricchirsi intellettualmente.
L’arrogante Napoleone trascinerà gli speranzosi animali al ribaltamento totale di ogni sogno di libertà. Un opportunista privo di scrupoli, la cui crudele determinazione compensa una certa mancanza di intelligenza e di moralità e che per i propri vantaggi non esita a calpestare i suoi simili servendosi di Piffero, personaggio mistificatore e ambiguo che attraverso mezze verità, omissioni e vere e proprie bugie annebbia la comprensione e la consapevolezza dei fatti, in modo da prevenire ogni minaccia al potere.
“Tutti in fila per un sogno mentre il tempo passa in fretta,
tutti in fila per un sogno, il presente non ti aspetta
ogni giorno è una conquista, per la vita che ti resta
ogni giorno è una conquista, per un piatto di minestra.”
L’amara conclusione è che ogni utopia si arrende alla realtà che ne infrange i sogni, gli ideali e le aspettative più nobili e sincere, perché forse per ogni libertà c’è sempre una nuova schiavitù, o, per dirla con Orwell “la libertà rende schiavi”.
Solo chi vive pienamente nel presente può allora dirsi totalmente libero.
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri”.
In questa frase che è un manifesto dell’ingiustizia, della non tolleranza e dell’arroganza meschina del potere vestito di ogni forma e colore ed esercitato in ogni tempo e luogo, sono di fatto racchiusi il senso ed il significato del romanzo satirico di George Orwell La fattoria degli animali.
L’omonimo lavoro teatrale si dipana infatti, tanto quanto il romanzo, come una favola allegorica, ironica ed amara allo stesso tempo, con una morale che ci viene suggerita sin dai primi momenti, accompagnando lo spettatore attraverso speranza, illusione di libertà, utopia e sogno infranto.
Le considerazioni che inframmezzano il racconto contribuiscono a “trasportare” il pubblico da una dimensione di favola, ad una dimensione più calata nella quotidianità, favorendo una riflessione ed una conseguente presa di coscienza, accendendo una luce nella penombra dei vicoli della vita reale, così profondamente presente nella vicenda del racconto.
L’idea di unire musiche e canzoni alla narrazione ed alla recitazione, per sottolineare e dare risalto a diversi momenti del lavoro, contribuisce certamente a rafforzare nel pubblico un coinvolgimento emotivo fornendo una lettura personale e moderna di un’opera che è, già di per sé, assolutamente attuale e senza tempo.
Luca Tironzelli e Michele Rosati in scena continuativamente, sono le due facce di un unico io narrante che, attraverso il racconto e le parole in musica, grazie anche ad una scenografia minimale che richiama i cartelloni di cui spesso i vecchi cantastorie si servivano, fanno sentire lo spettatore di volta in volta osservatore esterno e protagonista coinvolto.
Capita di sentirsi come Boxer, il forte cavallo da tiro, votato al lavoro, gravato dal senso di responsabilità verso i suoi compagni e fedele a colui che governa, che però non esiterà a tradirlo non appena la sua utilità verrà meno; o come la cavallina Mollie, che prende le distanze da tutto assecondando la propria vanità; o come Palladineve, alla ricerca di una giustizia e di un equilibrio tra dovere e desiderio di nutrire non solo il corpo ma anche l’animo, con la conseguente possibilità di elevarsi e di arricchirsi intellettualmente.
L’arrogante Napoleone trascinerà gli speranzosi animali al ribaltamento totale di ogni sogno di libertà. Un opportunista privo di scrupoli, la cui crudele determinazione compensa una certa mancanza di intelligenza e di moralità e che per i propri vantaggi non esita a calpestare i suoi simili servendosi di Piffero, personaggio mistificatore e ambiguo che attraverso mezze verità, omissioni e vere e proprie bugie annebbia la comprensione e la consapevolezza dei fatti, in modo da prevenire ogni minaccia al potere.
“Tutti in fila per un sogno mentre il tempo passa in fretta,
tutti in fila per un sogno, il presente non ti aspetta
ogni giorno è una conquista, per la vita che ti resta
ogni giorno è una conquista, per un piatto di minestra.”
L’amara conclusione è che ogni utopia si arrende alla realtà che ne infrange i sogni, gli ideali e le aspettative più nobili e sincere, perché forse per ogni libertà c’è sempre una nuova schiavitù, o, per dirla con Orwell “la libertà rende schiavi”.
Solo chi vive pienamente nel presente può allora dirsi totalmente libero.
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