I Sonetti a Orfeo
di R. M. Rilke
traduzione di Pietro De Luigi
Musiche di Paolo Ceccarini
Luca Tironzelli, attore
Pietro De Luigi, pianoforte
un percorso spirituale attraverso l'incanto della musica e della poesia
traduzione di Pietro De Luigi
Musiche di Paolo Ceccarini
Luca Tironzelli, attore
Pietro De Luigi, pianoforte
un percorso spirituale attraverso l'incanto della musica e della poesia
Melos e logos, suono e significato, musica e parola: un
connubio che questo concerto vuole celebrare, nel segno di Orfeo. Orfeo,
l’incatatore, il dio capace di attivare, attraverso la musica, l’energia
profonda che vibra nel fondo di tutte le cose e di agire nell’anima di tutte le
forme viventi. Orfeo più di chiunque
altro conosce la potenza evocatrice della musica. E ne conosce anche la potenza
cosmogonica. Perciò sa esprimersi attraverso il suono, sa tradurre la realtà,
esteriore e interiore, in suono. La musica è un’arte di vibrazione, che usa
l’aria e lo spazio e impegna l’udito, la mente e il cuore e tutti quegli
aspetti misteriosi e profondi che possono vibrare in armonia con tutto ciò in
cui siamo immersi e, ancor di più, con tutto ciò che sentiamo non appartenere
alla dimensione ordinaria dell’esistenza. Solo attraverso la musica possiamo
riconciliarci con noi stessi e vibrare in armonia con l’Universo intero perché
è il suono il linguaggio musicale del Tutto.
La figura di Orfeo, arcano Maestro di ogni rinascita, fascinatore del regno dei morti, instilla nei versi la visione di una mistica unità nella quale il regno dei vivi e il regno dei morti si fanno volti di una stessa realtà.
Le musiche originali di Paolo Ceccarini ci conducono sulla soglia del silenzio, laddove tutto si fa ascolto: barlumi fuggenti oppure tratti perentori, frammenti non atonali, ma intrisi di attimi imprendibili immergono in un contesto melodico e armonico complesso, sovente polimelodico e poliarmonico, afferente ad una gioiosità della fiducia dalla limpidezza non univoca.
La figura di Orfeo, arcano Maestro di ogni rinascita, fascinatore del regno dei morti, instilla nei versi la visione di una mistica unità nella quale il regno dei vivi e il regno dei morti si fanno volti di una stessa realtà.
Le musiche originali di Paolo Ceccarini ci conducono sulla soglia del silenzio, laddove tutto si fa ascolto: barlumi fuggenti oppure tratti perentori, frammenti non atonali, ma intrisi di attimi imprendibili immergono in un contesto melodico e armonico complesso, sovente polimelodico e poliarmonico, afferente ad una gioiosità della fiducia dalla limpidezza non univoca.